Una ricerca computerizzata della letteratura pubblicata sul rischio di suicidio e sulle influenze sul suicidio tra i veterinari, con un confronto con il rischio e le influenze in altri gruppi professionali e nella popolazione generale, è stata utilizzata per sviluppare una revisione strutturata. I veterinari hanno un rapporto di mortalità proporzionale (PMR) per suicidio circa quattro volte superiore a quello della popolazione generale e circa due volte superiore a quello di altre professioni sanitarie. Nel corso della carriera veterinaria può verificarsi una complessa interazione di possibili meccanismi che aumentano il rischio di suicidio. Tra i possibili fattori vi sono le caratteristiche degli individui che entrano nella professione, gli effetti negativi durante la formazione universitaria, i fattori di stress legati al lavoro, il pronto accesso e la conoscenza dei mezzi, lo stigma associato alla malattia mentale, l’isolamento professionale e sociale e l’abuso di alcol o droghe (soprattutto farmaci da prescrizione a cui la professione ha facile accesso). Altri possibili effetti sono quelli contestuali, come l’atteggiamento nei confronti della morte e dell’eutanasia, formatosi grazie al coinvolgimento abituale della professione nell’eutanasia degli animali da compagnia e nella macellazione degli animali da allevamento, e il “contagio” del suicidio dovuto all’esposizione diretta o indiretta al suicidio di coetanei all’interno di questa piccola professione. Per saperne di più, leggi QUI.
Prevenzione del suicidio
Chirurghi veterinari e suicidio: Una revisione strutturata delle possibili influenze sull’aumento del rischio
È noto che i chirurghi veterinari sono più a rischio di suicidio rispetto alla popolazione generale. Ci sono state molte speculazioni sui possibili meccanismi alla base dell'aumento del rischio di suicidio in questa professione, ma poche ricerche empiriche.